Il nuovo disco di Elena Andreoli arriva in digitale il 24 ottobre e debutta dal vivo domenica 26 ottobre al Teatro degli Arcimboldi di Milano, all’interno della settimana jazz. Per l’artista è la tappa culminante di un percorso che intreccia studio, scena e una visione personale del songbook.
Oltre gli standard “più suonati”
L’idea fondativa del progetto: evitare i titoli più abusati e scovare, dentro e oltre il Real Book, pagine capaci di dire qualcosa di nuovo oggi. Una ricerca durata due anni, tra ascolti, analisi delle versioni storiche e attenzione ai testi, fino a una selezione essenziale fissata in studio. Lo spirito del lavoro è ben riassunto da brani come “Frim Fram Sauce” (1949), dove ironia e swing incontrano la vena attoriale di Andreoli.
La complicità con Paolo Tomellieri
Al centro del suono c’è il dialogo con Paolo Tomellieri: timbro inconfondibile, classe e una sensibilità melodica che ha guidato le scelte di repertorio e arrangiamento. La chimica tra voce e clarinetto dà al disco una cifra precisa, che si riflette anche nel set pensato per il palco degli Arcimboldi.
La copertina: una metafora in equilibrio
La cover mescola immaginario anni ’30 e citazioni pop. La scena della trave sospesa diventa il teatro di un incontro surreale con King Kong, ammansito… da un clarinetto. È l’immagine-simbolo della poetica di Andreoli: la musica come forza capace di trasformare e addomesticare l’eccesso.
Dallo studio al live: la rotta
Le registrazioni sono iniziate nella primavera scorsa, seguite da una post-produzione asciutta, per lasciare spazio a interpretazione, dinamica e respiro. Parte dei brani uscirà anche come singoli nei mesi successivi. Nel frattempo è già in cantiere la scrittura del secondo album, ancora in tandem con Tomellieri.
Una settimana “larga” tra big band e debutto
Nel countdown verso il 26 ottobre, Andreoli alterna le prove con la Big Band Evolution (oltre 30 elementi) alla messa a punto del live milanese. Una routine intensa che l’artista definisce “una vita più larga”: lavoro e creazione che scorrono insieme, senza barriere tra studio e palcoscenico.

