Dal 29 maggio 2025 nelle sale italiane con Fandango, Per amore di una donna è il nuovo film firmato dal regista Guido Chiesa, scritto insieme a Nicoletta Micheli, già vincitore del Premio Miglior Film per il Cinema Italiano al Bif&st di Bari. Un’opera intensa e stratificata, che attraversa due linee temporali – gli anni ’30 e gli anni ’70 – per indagare i legami familiari, la memoria e l’identità personale attraverso lo sguardo di una donna alla ricerca delle proprie radici.
Un film tratto da un romanzo e adattato al presente
Il progetto nasce dal romanzo Per amore di una donna dello scrittore israeliano Meir Shalev, recentemente scomparso. Come spiegano Chiesa e Micheli, l’adattamento cinematografico si è preso molte libertà rispetto al testo originario, aggiungendo una seconda linea narrativa ambientata negli anni ’70. Un modo per rendere il film più accessibile e attuale: “Abbiamo scelto di far dialogare due epoche”, racconta Guido Chiesa, “creando una storia che potesse parlare anche a chi non conosce il contesto dei coloni in Palestina negli anni ’30”.
Una narrazione al femminile
Al centro della vicenda c’è Esther, donna americana inquieta che, alla morte della madre, intraprende un viaggio in Israele per ritrovare una misteriosa figura femminile del passato. “Lo sguardo femminile è l’architrave della narrazione”, spiega Nicoletta Micheli. “Esther è un personaggio complesso, segnato da un trauma originario e da un senso di non appartenenza. La sua ricerca è un percorso di verità, ma anche di libertà”.
Il contesto storico e l’attualità
Il film è ambientato in parte nei moshav agricoli degli anni ’30, dove i coloni ebrei – spesso di ispirazione socialista – cercavano di costruire una nuova società basata su equità, condivisione e parità di genere. “Non è un film politico, ma si muove in un contesto fortemente identitario e storico”, sottolinea Chiesa. “Raccontare quelle comunità è anche un modo per riflettere sul presente, su cosa significhi davvero appartenere a un luogo o a una storia”.
Le difficoltà della distribuzione: un film nel mezzo del conflitto
La realizzazione del film è stata completata tra fine 2022 e inizio 2023, ma la sua uscita è stata rimandata a causa dello scoppio della guerra tra Israele e Hamas dopo il 7 ottobre. “Molti festival e distributori avevano paura di affrontare polemiche, nonostante il film non tratti direttamente il conflitto israelo-palestinese”, spiega il regista. “Grazie al coraggio di Fandango e al riconoscimento ottenuto al Bif&st, il film arriva finalmente nelle sale”.
Un messaggio universale: conoscere la propria storia per essere liberi
Il cuore del film, secondo i suoi autori, è un invito alla consapevolezza: “Crediamo che non si possa essere davvero liberi se non si conosce a fondo la propria storia – familiare, personale, collettiva”, afferma Chiesa.
“Conoscere la propria verità, anche quella più scomoda, è il primo passo per cambiare il proprio destino”, aggiunge Micheli. “Il cinema può essere uno strumento di riflessione e trasformazione, anche nelle storie più intime”.