Una Milano che non c’è più, raccontata attraverso canzoni popolari, personaggi pittoreschi e parole dimenticate. È questo il cuore pulsante di Dizionario di Malavita – Storie, canzoni e fantasmi milanesi, lo spettacolo teatrale portato in scena da Valentina Ferrari insieme a Lorenzo Castelluccio, con la regia di Alberto Oliva e le musiche di Giacomo Marazzita.
Ne ha parlato la stessa Ferrari in una nuova puntata del podcast Cinema Stories, condotto da Sofia Riccaboni, che ha scelto di dedicare spazio non solo al cinema ma anche al teatro e allo spettacolo dal vivo.
La genesi dello spettacolo: da un’idea del 2011 a oggi
L’idea di Dizionario di Malavita nasce nel 2011, quando Valentina Ferrari inizia a lavorare su alcune canzoni della malavita milanese con il compianto Filippo Crivelli, figura storica del teatro italiano. Da quell’intuizione iniziale, arricchita da testi in prosa e riferimenti alla cultura popolare, si sviluppa un progetto che ha preso forma nel tempo, superando ostacoli produttivi e cambiamenti.
“Parliamo della malavita che non esiste più – racconta Ferrari – quella dei personaggi ai margini, ma umani, quasi tragicomici. Non è la malavita dei colletti bianchi di oggi, ma quella delle prostitute, dei protettori, dei piccoli delinquenti da osteria.”
Personaggi, ironia e umanità: un linguaggio teatrale unico
Lo spettacolo si muove tra registro drammatico e ironia, restituendo un’umanità perduta con grande delicatezza. Le protagoniste sono figure femminili forti e consapevoli, come la prostituta graffigna pistulina (nome in dialetto milanese che suscita subito curiosità e simpatia), ma anche brani tratti dalla tradizione tedesca di Bertolt Brecht, come Tango Ballad.
Non manca un omaggio a Milly, con la canzone Tutto il mondo va in cerca d’amore, che esplora la prostituzione come scelta consapevole, lontana da ogni stereotipo.
“Questi personaggi vivono in un tempo che non esiste più, ma ci aiutano a leggere meglio il nostro presente,” spiega Ferrari. “Ricordare da dove veniamo è fondamentale per capire chi siamo oggi.”
Milano protagonista: tra memoria, appartenenza e identità
Milano non è solo lo sfondo, ma un personaggio vivo e pulsante dello spettacolo. Dalla lingua dialettale alla toponomastica, dai modi di dire ormai in disuso fino alle canzoni che ne raccontano l’anima popolare, lo spettacolo diventa una vera e propria operazione culturale e di memoria urbana.
Ferrari, milanese d’adozione, racconta con affetto e rispetto il suo rapporto con la città:
“Non sono nata a Milano, ma ne sento forte l’appartenenza. È una città che cambia sempre, ma resta fedele alla sua eleganza e al suo spirito accogliente.”
Dove vedere Dizionario di Malavita
Lo spettacolo è andato recentemente in scena al Teatro Gerolamo di Milano e tornerà in tour nella stagione 2025, con nuove date in via di definizione in vari comuni della Lombardia.
Un messaggio al pubblico
Cosa dovrebbe portarsi a casa il pubblico dopo aver visto Dizionario di Malavita?
“Due cose: la prima è la consapevolezza che conoscere la storia – anche quella minore, quella dei margini – ci aiuta a leggere meglio il presente. La seconda è il senso di appartenenza: riscoprire la propria città, le proprie radici, le parole e le musiche dimenticate. Questo è un atto d’amore verso Milano.”