Dal palco del Festival Internazionale Voci dal Mediterraneo 2025, i Jalisse raccontano il valore dell’indipendenza artistica, il ruolo dei festival nella crescita dei giovani talenti e i progetti futuri tra tour italiani e ritorno all’Eurovision.
Nel suggestivo scenario dell’isola di Pantelleria, il duo Jalisse – composto da Alessandra Drusian e Fabio Ricci – è stato protagonista della seconda edizione del Festival Internazionale Voci dal Mediterraneo, portando sul palco la propria musica e la propria visione autentica del fare arte. In un’intervista esclusiva per il podcast Unplugged Playlist, condotto da Sofia Riccaboni, i Jalisse hanno condiviso riflessioni su carriera, indipendenza artistica e futuro.
Festival come trampolino per i giovani
«Festival come questo – spiega Alessandra – sono fondamentali per i giovani artisti. Offrono un contesto organizzato e professionale in cui mettersi alla prova, confrontarsi, crescere. Non basta saper cantare: bisogna conoscere il palco, i fonici, il lavoro dietro le quinte. E qui a Pantelleria c’è tutto questo».
Un’opportunità preziosa, quindi, in un’epoca in cui – come sottolineato durante la conferenza stampa – gli spazi per le esibizioni dal vivo si stanno riducendo drasticamente.
L’indipendenza come scelta di coerenza
I Jalisse sono stati tra i primi artisti italiani a scegliere la via dell’indipendenza. «Negli anni ’90 ci siamo trovati davanti a troppe porte chiuse dalle major – racconta Fabio – e abbiamo deciso di aprirle da soli. Così è nata la nostra etichetta indipendente e, passo dopo passo, siamo arrivati a Sanremo».
Essere indipendenti, per i Jalisse, significa oggi produrre i propri master, gestire direttamente i live, scegliere collaborazioni e temi senza compromessi. «Oggi molti artisti sono indipendenti, ma il rischio è la perdita di qualità. Noi puntiamo su contenuti veri, emozioni autentiche, esperienze di vita che portiamo anche sul palco».
Progetti tra musica, educazione e memoria
Il duo non è nuovo a progetti con forte impatto sociale. Uno su tutti: Il Cantautore nelle scuole, che ha coinvolto studenti di ogni età nella scrittura di canzoni. «All’Aquila, dopo il terremoto, abbiamo fatto scrivere ai ragazzi testi su ciò che stavano vivendo. Li abbiamo poi portati sul palco con un’orchestra, creando un momento emozionante e terapeutico».
Coerenza, sensibilità e passione per la melodia sono i cardini della loro musica: «Cantiamo l’amore in tante forme. Usiamo carta e penna, curiamo la melodia e scegliamo sonorità grintose, senza inseguire le mode».
Un tour senza fine (e un brindisi a Sanremo)
Dopo Pantelleria, i Jalisse sono attesi a Seravezza per un festival dedicato agli anni ‘90, poi a Lecco e in altre città italiane. «Abbiamo appena terminato l’Eurovision On Tour, toccando anche l’Australia. Ma il nostro tour non si ferma mai. Aggiorniamo personalmente i social con tutte le date. Facciamo tutto da soli, ed è anche questo il bello».
E quando si parla di futuro, non manca l’ironia: «L’anno scorso abbiamo stappato una bottiglia per l’ennesima non partecipazione a Sanremo. Vedremo cosa succede il prossimo! Ma noi non molliamo: questo è il nostro lavoro, la nostra vita».