In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Cabrio sceglie di affidare alla musica un messaggio netto e dolorosamente necessario. Esce così “Non un’altra”, un brano intenso, diretto, che trasforma rabbia, paura e impotenza in un grido collettivo: basta femminicidi, basta donne uccise da chi diceva di amarle.
Una canzone scritta “da dentro” il dolore
“Non un’altra” affronta il tema del femminicidio scegliendo un punto di vista preciso: la voce della donna che subisce violenza. Cabrio prova a entrare nei suoi pensieri, a raccontare quel misto di amore, paura, senso di colpa e confusione che spesso tiene intrappolate le vittime dentro relazioni malate.
La scintilla nasce da un fatto di cronaca che ha colpito profondamente la sua città, Messina: l’omicidio di Sara Campanella, avvenuto il 31 marzo 2025. Una storia che ha scosso tutti come se fosse accaduta dentro casa, perché quando una giovane donna viene uccisa da chi avrebbe dovuto proteggerla, è tutta la comunità a essere ferita.
Nel testo compaiono tre nomi – Sara, Yara e Chiara – che diventano simbolo di tante vite spezzate. Non sono solo nomi propri: rappresentano tutte le ragazze e le donne che non hanno più potuto raccontare la propria storia.
Testo di Cabrio, musica di Alessandro Magnisi
Il brano nasce dalla collaborazione tra Cabrio e il musicista e produttore messinese Alessandro Magnisi.
- Testo: scritto da Cabrio
- Musica e arrangiamento: a cura di Alessandro Magnisi
- Produzione: T-Records, etichetta dello stesso Magnisi
La scelta di pubblicare il singolo in maniera “straordinaria” con l’etichetta del produttore sottolinea l’urgenza del messaggio e la volontà condivisa di usare la musica non solo come intrattenimento, ma come strumento di consapevolezza.
Un “cancro della società” che non si ferma
Per Cabrio, la violenza sulle donne è un vero cancro sociale: una piaga che continua a ripetersi nonostante campagne, numeri verdi, centri antiviolenza e strumenti di tutela.
Uno dei punti più dolorosi riguarda la difficoltà di denunciare:
- molti segnali di squilibrio e violenza sono presenti già all’inizio delle relazioni
- spesso questi campanelli d’allarme vengono minimizzati o giustificati
- quando la cronaca racconta un femminicidio, emergono quasi sempre precedenti, comportamenti ossessivi o aggressivi che, se affrontati per tempo, avrebbero potuto forse cambiare il finale
“Non un’altra” vuole essere anche questo: un invito a non restare in silenzio, a fidarsi del proprio istinto, a parlare, chiedere aiuto, non aspettare “che passi” ciò che invece peggiora.
Una ferita in musica, ma con un messaggio di responsabilità
Pur essendo un brano carico di tristezza, “Non un’altra” non si limita a fotografare il dolore: lancia un messaggio di responsabilità condivisa.
- Alle donne ricorda che non sono sole, che esistono reti di supporto, che chiedere aiuto non è una colpa ma un atto di coraggio.
- Agli uomini chiede di guardarsi allo specchio, di riconoscere la propria rabbia, la propria possessività, i propri limiti, e di lavorarci prima che diventino violenza.
- A chi sta attorno – famiglie, amici, vicini, colleghi – ricorda che un segnale ignorato può avere conseguenze irreparabili.
Cabrio non punta il dito per giudicare, ma per scuotere: la musica diventa un modo per dire ad alta voce ciò che spesso resta intrappolato tra le mura di casa.
Oltre la canzone: un impegno che continua
La carriera di Cabrio è da tempo intrecciata a temi sociali e di sensibilità umana. Non è la prima volta, infatti, che l’artista dedica un brano a chi vive situazioni di fragilità: in passato ha raccontato anche il mondo di ragazzi con sindrome di Down, autismo e altre disabilità, mettendo al centro sempre la dignità delle persone.
Con “Non un’altra”, questo percorso si arricchisce di una nuova tappa: una canzone che non vuole essere solo ascoltata, ma discussa, condivisa, portata nelle scuole, nei centri antiviolenza, nei contesti dove la prevenzione può fare davvero la differenza.
Il brano è disponibile sulle principali piattaforme digitali e sui canali social dell’artista. È una preghiera laica, un monito e un urlo d’amore ferito: che non ci sia mai più un’altra.

