Stre racconta “Spaventapasseri”: il nuovo singolo nato da un’immagine, tra fragilità, cinema e suoni ibridi

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C’è una scintilla precisa all’origine di Spaventapasseri, il singolo di Stre uscito da circa un mese: non un’emozione generica, ma un’immagine. Un dettaglio visto in una serie TV, un’apparizione quasi fugace che però accende qualcosa. Da lì, nel giro di una sera, ritornello e canzone prendono forma con quella tipica urgenza che riconosci quando l’ispirazione non ti chiede permesso: arriva e basta.

Dallo schermo alla canzone: quando un’immagine diventa ritornello

Il brano nasce mentre Stre sta guardando Qui non è Hollywood: in una sequenza compare uno spaventapasseri con le braccia aperte. Ma invece di incutere paura, quella figura gli trasmette tenerezza, quasi come se stesse cercando un abbraccio. È proprio questa lettura “al contrario” a far partire tutto: uno spaventapasseri che, più che spaventare, ha bisogno di affetto.

Il processo creativo è rapidissimo: prima una bozza alla chitarra, poi la necessità di catturare l’idea al volo, anche con una registrazione improvvisata. È quella fase in cui una canzone va “presa” subito, prima che si dissolva.

Lo spaventapasseri come alter ego

In “Spaventapasseri” lo spaventapasseri non è un personaggio esterno: è un simbolo intimo, quasi un alter ego. Dentro quella figura c’è fragilità, c’è la voglia di esserci senza riuscire sempre a farsi vedere, c’è l’idea di osservare il mondo da fermo, in silenzio, con un cuore che non è davvero di paglia.

Stre racconta spesso la sua scrittura come una serie di “fotografie”: scatti emotivi che fissano un momento, una sensazione, una fase della vita. Qui però la fotografia diventa quasi un manifesto, un’immagine “da poster” che potrebbe essere appesa a una parete: semplice, immediata, eppure piena di significati.

Tra musica e regia: il videoclip arriva dopo

C’è un elemento che rende Stre riconoscibile: è anche regista, e dirige i suoi videoclip. Ma il suo metodo è chiaro: il video arriva sempre dopo la musica. Prima viene l’istinto della canzone; poi arriva la parte visiva, costruita come un livello successivo, un abito cucito addosso al brano.

È una scelta precisa: immaginare prima il video rischierebbe di “forzare” la canzone, di trasformarla in qualcosa di troppo costruito o troppo costoso da sostenere. Invece Stre preferisce che la musica resti primaria, e che il videoclip amplifichi il messaggio, senza snaturarlo.

Un sound che mescola orchestra ed elettronica

Sul piano sonoro, “Spaventapasseri” lavora su una contaminazione affascinante: elementi orchestrali e anima elettronica convivono in un equilibrio che sembra unire analogico e digitale, passato e presente. È un’idea di “novità” molto contemporanea: non inventare da zero, ma creare qualcosa di personale attraverso l’ibrido, mescolando riferimenti, strumenti reali e frammenti ricostruiti.

Il risultato è un brano che non cerca di essere “alla moda” in modo prevedibile, ma prova a creare un’atmosfera: intensa, cinematografica, emotiva.

Napoli, l’identità e la sensazione di essere fuori posto

Stre viene da Napoli, ma nel suo racconto l’appartenenza non è mai uno slogan. Non è una questione di bandiera o di cliché: è piuttosto una sensazione sottile, quella di sentirsi spesso un pesce fuori d’acqua rispetto a certe dinamiche artistiche e sociali. E “Spaventapasseri” diventa anche lo spazio dove questa sensazione prende forma.

Anche il videoclip, infatti, sceglie un altrove: un campo, una dimensione più sospesa, quasi una fuga mentale dalla città. Un luogo immaginato, più che vissuto, dove lo spaventapasseri può esistere senza doversi spiegare.

Il live e il sogno dell’orchestra

Parlando di live, Stre alterna ironia e lucidità: oggi si suona spesso con soluzioni pratiche, basi e set snelli. Ma dietro c’è un sogno dichiarato: portare davvero un’orchestra sul palco. È il desiderio di trasformare quell’immaginario cinematografico in realtà, anche se i limiti logistici ed economici impongono compromessi.

Un primo passo verso il prossimo album

“Spaventapasseri” non è solo un singolo: è l’inizio di un percorso che porterà al prossimo album. Un percorso che Stre immagina senza fretta, con un ritorno a un tempo più lento e più coerente: prima altri singoli, poi il disco. Un modo di pubblicare musica che assomiglia al suo modo di scrivere: seguire l’urgenza quando arriva, ma poi costruire tutto con cura.

E alla fine resta l’immagine iniziale: braccia aperte, non per spaventare, ma per chiedere un abbraccio. Una piccola figura ferma in mezzo al campo che, in fondo, racconta qualcosa di molto umano.

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