Oppio: un libro dentro un’anima strappata

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Oppio

Oppio, di Sofia Riccaboni è uno dei quei libri capaci di fondere un racconto spirituale alla follia psichedelica delle allucinazioni sensoriali.

Oppio è un viaggio nell’anima o l’anima del viaggio?

Vi conviene leggerlo e gustare come sia entrambe le cose. L’autrice prende il racconto del personaggio, realmente vissuto e ancora in vita. Un amico fidato che le passa i suoi segreti in una specie di intervista senza domande, più una confessione che un’intervista. Il personaggio le racconta di come la sua anima sia strappata, di quanto il viaggio con l’oppio o altre droghe, lo abbiano portato ad avere una trasformazione sensoriale, fino a comprendere totalmente o quasi la propria anima. Sofia Riccaboni non interviene, lascia le briglie sciolte ad un cavallo che sembra non avere più limiti nel raccontarsi. Le allucinazioni prendono il sopravvento, allucinazioni vere che il personaggio ha avuto nel aver sperimentato droghe su droghe, fino ad arrivare al confine con se stesso, quel luogo talmente oscuro da trovarci la luce.

La luce o il buio della luce

Siamo abituati a pensare che più il luogo sia oscuro e meno luce ci troviamo. La realtà è totalmente diversa. Il buio dell’anima racchiude la più grande luce rivelatoria che si possa cercare. Più in fondo vai a te stesso e più troverai una rivelazione sensoriale e spirituale. Il personaggio del libro racconta di quanto sia stravolto da un odio distruttivo, ma più racconta di quell’odio e più trova se stesso in esso, fino ad elaborarlo e renderlo servo della sua crescita personale. L’autrice sa perfettamente dove mettere gli accenti più forti, più incisivi, riuscendo a creare dei chiaro scuri talmente efficaci, da riuscire a dividere perfettamente la rivelazione sensoriale da quella spirituale. Bellissima anche l’ambientazione, una Cracovia oscura, umida e senza luce, giocoliera ed equilibrista di sensi e attese, osservazioni maniacali e ricerche oltre lo spirito. Consigliatissimo!

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