Memento è la visione della danza di Dario Lupinacci. Oggi, domenica 5 maggio, al teatro libero del Molinari Art Center è andata in scena la visione coreografica di Lupinacci nel contesto della kermesse Contaminazioni, sotto la direzione artistica di Giacomo Molinari.
Memento: una visione introspettiva?
Non è solo danza. Non è solo arte. In realtà oggi ho assistito ad un film muto. Chiamarla soltanto danza è come parlare di Freud e dire che stiamo parlando di un chiacchierone da bar. Lupinacci non mette in scena soltanto un gruppo di ragazzi, bensì cerca una comunicazione ancestrale. La ricerca dell’io incatenato nei labirinti di qualche infuocato enigma da risolvere. La ricerca, attraverso il movimento, di comunicare con se stessi fino al concetto comune che si forma partecipando visivamente a questo tipo di danza. Il movimento diventa fusione tra pavimento e soffitto, tra aria e spirito, cercando di dare flessibilità e fluidità al concetto del Io labirinto. Non ci si ferma ai passi, tutto ha uno schema proprio, inaspettato, semplice e complesso.
L’intima struttura dello spirito!
La sua struttura diviene perversa, persa in se stessa, estroversa fino a divenire Io spirituale. La ricerca dell’Io tribale diviene dio di se stessi, perdendo lo schema che uccide ogni libertà di espressione ma, d’incanto, quasi come fosse una danza isterica, psichedelica, allucinatoria, appare la coreografia. Passo dopo passo, come se ogni passo rappresentante se stesso, forse guidato da un immaginario filo superiore pronto a governare significati e passi, emozioni e attenzioni, ricerca e perdizione di essa in essa. Oggi ho assistito ad un film senza parole, l’elemento perverso del linguaggio del corpo diviene poesia ancestrale, profonda e meditatoria. L’Io profondo nella perdizione e rivelazione del linguaggio senza barriere. Noi siamo il vento che muove lo Spirito, bravo maestro Dario Lupinacci!