Nick Cave torna sulla questione palestinese

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Nick Cave

Nick Cave torna sulla questione palestinese. Il festival britannico The Great Escape boicottato per via dello sponsor Barclays. La banca, accusata dagli attivisti pro Palestina di finanziare produttori di armi per l’esercito israeliano.

Nick Cave si schiera?

“Mi sento giudicato dai miei pari e dai fan se non annulliamo l’esibizione, ma il mio cuore mi dice che sarebbe una scelta sconsiderata. Non voglio essere costretto a seguire un trend, ma temo che il silenzio mi faccia sembrare complice. Come possiamo navigare in un mondo in cui la sponsorizzazione aziendale proviene dall’oscurità? I festival Latitude, Isle of White, Reading e Leeds sono tutti sponsorizzati da Barclays. Boicottare vuol dire chiedere molto a musicisti in difficoltà che sanno ti poter essere sostituiti in ogni momento da migliaia di altri. Tu cosa faresti?”. Coerentemente, nel 2020, Nick Cave aveva applicato a se stesso il medesimo consiglio, ovvero quello di suonare in Israele. Una scelta che ha alzato numerose polemiche, giustificata sia in sede di conferenza stampa sia sul blog in risposta ad un’altra fan, la neozelandese Poliana.

Coerenza

La mia musica non è pensata per essere un premio per qualcuno per il suo comportamento, così come non faccio musica per punire le persone. La mia musica non ha condizioni. Vale per tutti, a prescindere dalle loro azioni, buone o cattive che siano. Spero che la mia musica abbia la capacità di indirizzare il mondo in modo giusto. Dico mia musica perché penso che a ogni musicista debba essere concesso il rispetto per essere giunto alla comprensione di quale sia l’esatto scopo della sua arte. Io faccio musica perché spero che le cose migliorino. E poi non vedo l’ora di tornare a camminare di nuovo sul palco di fronte a un pubblico reale, che sia in Israele, in Nuova Zelanda, o in qualsiasi altro posto. Sarebbe un privilegio enorme“.


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