Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 81, il nuovo film di Pupi Avati è un omaggio al genere gotico e al cinema americano degli anni ’40
Alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024, Pupi Avati torna protagonista con L’orto americano, scelto come film di chiusura fuori concorso dell’81ª edizione del Festival. Distribuito da 01 Distribution, il film arriverà nelle sale italiane nel 2025.
Ambientato nella Bologna della Liberazione, L’orto americano è un horror gotico che esplora le profondità della mente, dell’amore e della solitudine, con un linguaggio ricco di suggestioni visive e riferimenti al grande cinema americano degli anni ’40. Il cast include Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli e Caterina Caselli.
Un horror gotico ambientato in Italia: la trama de L’orto americano
Il protagonista del film è un giovane con disturbi mentali, ricoverato in un ospedale psichiatrico, che afferma di parlare con i morti. Durante la degenza, si innamora perdutamente di una bellissima infermiera dell’esercito americano. Pupi Avati, che firma regia e sceneggiatura, definisce il personaggio “quasi autobiografico”, legato alla sua esperienza personale di rapporto con i defunti, tra memoria, lutto e spiritualità.
“Io tutte le sere prima di dormire richiamo alla mente le persone che non ci sono più. La stanza si riempie di presenze. È il mio modo per fare pace con la vita”, racconta il regista.
Cinema, memoria e citazioni: Avati tra Hitchcock e il bianco e nero
Avati omaggia il cinema americano anni ’40, da Hitchcock in poi, utilizzando il bianco e nero per raccontare una storia gotica, popolare ma ricca di significati. “Credo di aver girato oltre 50 film, ma solo adesso sento di fare davvero cinema”, dichiara il regista.
L’horror italiano, secondo Avati, dovrebbe essere praticato di più: “Non mi sono mai allontanato dal gotico. È un genere che ci appartiene, ma in Italia non ci crediamo abbastanza”.
Un film sull’amore, la solitudine e il desiderio
Ne L’orto americano si incontrano corpi violati, simboli di morte e rinascita, storie ispirate alla cronaca nera italiana e riflessioni profonde sulla solitudine e l’amore perduto. “Il mio protagonista è l’uomo più solo che ci sia, e in lui c’è molto di me”, confessa Avati.
L’autore riflette anche sull’evoluzione del sentimento amoroso: “Ai miei tempi si inseguiva l’amore con ingenuità. Dante ha inseguito Beatrice per nove anni. Oggi si consuma tutto in una notte e si passa oltre. Dobbiamo educare i nostri figli a sognare, non solo a essere razionali”.
Un cast d’eccezione e un legame profondo con gli attori
Tra gli interpreti, anche Caterina Caselli, che ironizza sul suo rapporto con il regista: “Forse sono un ‘caso umano’, visto che è la terza volta che recito con Pupi Avati. È un regista che ti sta accanto, ti guida, non resta a guardare da lontano.”
L’orto americano: Pupi Avati porta a Venezia un horror gotico d’autore
Con L’orto americano, Pupi Avati conferma la sua maestria nel raccontare l’invisibile, la morte, la follia e l’amore perduto, in un’opera densa di simbolismi, emozioni e citazioni cinematografiche. Il film sarà distribuito nelle sale italiane nel 2025.