Dal microfono al palcoscenico, senza perdere la propria natura: così Martina e Federica, voci di Bouquet of Madness, stanno portando in teatro il loro modo unico di raccontare il true crime con lo spettacolo–tour “Bello senza asterisco”, protagonista anche di una puntata speciale del podcast Cinema Stories, dove hanno raccontato come sta cambiando la loro avventura.
Abituate a parlare “da una stanza all’altra” con gli ascoltatori del podcast, oggi si trovano di fronte platee intere, come quella del Teatro Celebrazioni di Bologna, dove saranno in scena il 19 novembre. Eppure, raccontano ridendo, dal palco “non si vede quasi niente”, e questo aiuta a mantenere l’illusione di essere ancora solo loro due – finché non arriva una risata dal pubblico a ricordare che, sì, in sala c’è davvero qualcun altro.
Una puntata di BOM… dal vivo
A teatro, gli spettatori non assistono a uno spettacolo costruito da zero, ma a una vera puntata live di Bouquet of Madness:
- due storie misteriose,
- una raccontata da Martina e una da Federica,
- con una particolarità: “l’una non sa cosa racconterà l’altra”, quindi è una sorpresa per tutti, anche per loro.
Per i live scelgono casi che non siano eccessivamente truculenti: il genere resta quello della cronaca nera, ma l’idea è permettere anche ai “novizi” del true crime di partecipare senza sentirsi travolti da dettagli insostenibili.
«Spesso dal vivo ci si fa accompagnare da persone che non praticano molto di cronaca nera – raccontano – quindi scegliamo storie che siano una specie di corso introduttivo aperto a tutti di storie orribili.»
Un pubblico a maggioranza femminile (che “evangelizza” gli accompagnatori)
In tournée, Martina e Federica hanno imparato a conoscere meglio la loro community. Il pubblico che le segue a teatro è composto per circa l’85% da donne, con un range di età molto ampio, dalle più giovani alle “un po’ più attempate”, come dicono loro con affetto. Gli uomini ci sono, ma sono meno: spesso arrivano come accompagnatori… e ripartono come nuovi ascoltatori del podcast.
Di questo pubblico vanno fiere:
- è educato, ordinato e rispettoso,
- in sala c’è sempre grande silenzio nei momenti di tensione,
- l’atmosfera è sorprendentemente accogliente, anche per chi arriva da solo.
Chi si presenta senza compagnia trova facilmente il modo di sentirsi parte del gruppo, perché la passione comune per la cronaca nera diventa una chiave di riconoscimento reciproco: è come dire “non hai ancora incontrato i tuoi amici, ma sono già qui”.
Le storie che fanno più paura: quando potrebbe capitare a chiunque
Che cosa spaventa di più chi ascolta Bouquet of Madness, dal vivo o in cuffia?
Secondo loro, ci sono alcuni elementi ricorrenti:
- casi recenti, sia nel tempo sia nella geografia,
- colpevoli insospettabili,
- e soprattutto delitti in cui «l’unico movente è il “perché sì”», quando non c’è una vera logica dietro al crimine.
È l’idea che chiunque possa, da un giorno all’altro, compiere un gesto orribile senza che nessuno lo sospetti, a inquietare di più.
Un altro elemento che colpisce il pubblico è quando la vittima viene scelta per pura casualità, in circostanze quotidiane in cui tutti, almeno una volta, ci siamo trovati: aspettare l’autobus che non arriva, decidere di fare una fermata a piedi, camminare per strada da soli. Da lì, in alcune storie, parte “solo l’inizio di qualcosa di terrificante”.
Non a caso citano anche un caso recentissimo: una signora colpita a coltellate per strada, senza una vera motivazione apparente da parte dell’aggressore.
E alla domanda se non si diventi paranoici ad ascoltare tante storie del genere, la risposta è quasi un manifesto: “È meglio. Meglio essere prudenti, perché no?”
Empatia, ironia e responsabilità: il loro modo di fare true crime
Una delle caratteristiche più riconoscibili di Bouquet of Madness è il mix di empatia e leggerezza:
- non banalizzano mai ciò che è accaduto,
- cercano di restituire umanità alle vittime,
- ma allo stesso tempo inseriscono ironia e momenti più leggeri, che aiutano chi ascolta a non sentirsi schiacciato dalla paura.
Quello che si sente è, di fatto, la stessa conversazione che farebbero in casa, in pigiama, tra amiche appassionate di misteri e cronaca nera: si limitano a premere “rec” su quel dialogo.
Questo non significa mancare di rispetto al materiale che trattano, anzi. Martina e Federica insistono molto sul tema della responsabilità:
- raccontano storie di persone reali, spesso con familiari ancora in vita;
- non essendo giornaliste, sottolineano di avere accesso a fonti limitate;
- quando c’è un dubbio, preferiscono dichiararlo apertamente anziché spacciarlo per certezza.
Il risultato è un equilibrio particolare: un true crime che non indulge nel macabro fine a sé stesso, ma usa il racconto per creare legami, consapevolezza e – perché no – una comunità che si sente un po’ meno sola nelle proprie paure.
Dal lockdown alla tournée: BOM non si snatura
Bouquet of Madness nasce durante il lockdown, come naturale estensione di un’abitudine che già esisteva:
Martina e Federica si chiamavano per commentare fatti di cronaca nera e misteri, si raccontavano a vicenda “hai sentito quella cosa che è successa?”, e a un certo punto hanno deciso semplicemente di registrare quelle chiacchiere.
Da lì, il progetto è cresciuto:
- prima il podcast,
- poi un libro,
- poi la serie su Prime Video,
- e ora un tour teatrale che sta portando BOM nei teatri di tutta Italia.
Eppure, assicurano, la regola aurea è una: “BOM resterà sempre BOM”. Il formato del podcast originale non cambierà:
“Andrei avanti così finché ce n’è. Sarebbe bello dire ‘non possiamo più fare il podcast perché non muore più nessuno’, ma temo che questa non sia una possibilità alle porte.”
Nel frattempo, però, nascono e nasceranno progetti paralleli, “fratelli” di BOM, che esplorano linguaggi diversi mantenendo intatto il nucleo: due amiche, una passione condivisa per le storie, e un pubblico che continua a crescere.
Un bouquet colorato, non solo nero
Quando viene chiesto loro quali parole metterebbero in un “bouquet ideale” per descrivere questo momento della loro carriera – dal podcast al libro, fino al teatro – Martina e Federica non tirano fuori termini legati alla paura o al macabro.
Piuttosto emergono concetti come emozione, cambiamento continuo, attesa di ciò che deve ancora accadere. Il true crime è lo sfondo, certo, ma il bouquet è sorprendentemente colorato: fatto di relazioni, comunità, risate inaspettate tra un brivido e l’altro.
Ed è proprio questo mix, tra brivido e umanità, che sta portando Bouquet of Madness dal silenzio delle cuffie al buio dei teatri, dove a ogni pausa, a ogni risata, a ogni respiro trattenuto, il pubblico scopre che sì, ci si può spaventare insieme – e forse, proprio per questo, avere un po’ meno paura.
